Secondo l’ultimo rapporto Istat, gli incidenti stradali mortali che coinvolgono i ciclisti crescono del 9,6% all’anno
Strade sempre più pericolose per i ciclisti: secondo il rapporto Istat 2018, ne muore uno ogni 32 ore. Il dato è in crescita del 9,6% l’anno. Una fotografia preoccupante per l’Italia, dove l’uso delle due ruote viene costantemente incentivato, ma che evidentemente non adeguatamente messo in sicurezza.
L’Italia è infatti il terzo Stato europe per decessi sulle strade urbane e addirittura il 70% delle vittime, secondo Etsc (European transport safety council) è costituito da un ciclista o un pedone.
In un’inchiesta, il quotidiano Libero, racconta:
Voragini che in confronto il groviera è una fetta liscia di granito. Piste ciclabili costruite (si fa per dire) in una notte pittando il terreno con una strisciata di vernice e stop. Segnaletiche rispettate alla bisogna (quindi praticamente mai).
Imprudenze che uno neanche ci fa caso, tanto s’ è mai visto un vigile che fa una multa a un ciclista indisciplinato? Sì, ovvio: qualcuno c’è, ma non entra in letteratura. Luci di posizione che la notte son perennemente spente, e basterebbe un dinamo: non inquina punto. Il risultato? L’Aci (l’Automobil club) conta, per il 2017, uno degli ultimi anni disponibili, 254 morti in sella a una bici sulle strade italiane e qualcosa come 17.521 incidenti. Più di 48 al giorno, quindi due ogni ora. Ma son solo numeri: vuoi metterli con il vento che ti scompiglia i capelli mentre scendi filato a cinquanta all’ora (e chi se n’accorge) sotto casa, svolti all’angolo e sferzi di tutta fretta per guadagnare tre minuti netti sugli spostamenti cittadini? Quelli sì, che son vantaggi. Intendiamoci, qui nessuno ce l’ha con le biciclette. Che sono un mezzo bellissimo. Che fa risparmiare sul carburante (vero), che costa meno della palestra (vero), che impatta zero sull’ambiente e che, a starci attento, s’ intrufola dappertutto (vero e ancora vero). Però il gioco non vale la candela quando la contropartita è una sforbiciata sulla sicurezza personale. Sull’incolumità al manubrio. Ci sono vie e viuzze, specie quelle in città, che non sono fatte per le biciclettate. Anche perché sennò sparirebbero del tutto: ciclisti, calzoncini e caschetti forati. Visti i numeri della strage, è come se, ogni anno, il Giro d’Italia si azzerasse a causa degli incidenti stradali. Non se lo augura nessuno, ci mancherebbe. Sarebbe una follia. Ora con la fase due è un continuo di pedali rispolverati, ma solo a Roma, e solo nel 2018, si sono verificati 207 sinistri che hanno coinvolto le biciclette e a Milano, tra il 2015 e il 2016, sono morte 145 persone. Va bene pedalare, ma anche tenere gli occhi aperti ha la sua importanza.
***