Sostiene l’avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl: “I beni violati sono del tutto diversi: il bene “vita” per le ragazze e le loro famiglie. E il rischio di perdere la libertà personale per un limitato periodo di tempo per l’imputato”
Pietro Genovese, il ventenne accusato di aver investito e ucciso le due sedicenni Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, a Ponte Milvio, a Roma, è comparso davanti al gip di Roma per fornire la sua versione dei fatti. A quanto si apprende dall’agenzia Ansa, i suoi legali Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, al termine dell’udienza avrebbero dichiarato: «Questa è una tragedia per tutte e tre le famiglie coinvolte. Genovese non è il killer che è stato descritto e merita rispetto e comprensione come le famiglie di queste due ragazze».
Il presidente di Avisl Onlus, Associazione vittime incidenti stradali, sul lavoro e malasanità, Domenico Musicco, in proposito, dichiara: «È giusto, da parte dei legali di Pietro Genovese, chiedere all’opinione pubblica di non emettere sentenze prima dello svolgimento del processo. Trovo però inopportuna un’equiparazione fra le vittime e l’imputato. Pur nel rispetto dei diritti della difesa, le due situazioni non sono assimilabili. Qui hanno perso la vita due giovani ragazze condannando all’ergastolo del dolore le loro famiglie. L’equiparazione non ha senso e non dovrebbe essere fatta nemmeno dall’imputato. Perché i beni violati sono del tutto diversi: il bene “vita” per le ragazze e le loro famiglie. E il rischio di perdere la libertà personale per un limitato periodo di tempo per l’imputato».
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