Dopo la morte di Gaia e Camilla, Repubblica scrive di una raccolta fondi per la sicurezza stradale. L’intervista al presidente di Avisl, Domenico Musicco
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Il punto d’impatto dell’investimento e la velocità a cui viaggiava Pietro Genovese alla guida del suo Suv lungo corso Francia. Sono anche questi i nodi da sciogliere nell’incidente mortale in cui hanno perso la vita le sedicenni Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann. Ma le immagini delle due telecamere sequestrate potrebbero aiutare gli investigatori.
L’intero quartiere di Ponte Milvio è ancora profondamente sconvolto: fiori, striscioni, biglietti e candele occupano ogni angolo del guardrail lungo la strada dove si è consumata la tragedia. Mentre gli amici di Camilla hanno avviato una raccolta fondi in sua memoria che verrà destinata a un’associazione per le vittime stradali: “Decideremo noi – sottolinea Giorgia, la sorella – a chi devolvere i soldi”.
L’iniziativa è partita attraverso una pagina Facebook, “In memoria di Camilla Romagnoli”: “Gli amici – spiegano nel post di presentazione si sono riuniti in sua memoria e in quella di altri giovani che, come lei, sono stati portati via dalla strada. Vi chiediamo – scrivono – di dedicare due minuti del vostro tempo per una buona causa”. Il ricavato sarà poi devoluto ad una associazione no profit che la famiglia della ragazza sceglierà. Un progetto in collaborazione con Avisl, l’Associazione vittime incidenti stradali. La stessa che ha seguito e supportato Graziella Viviano, mamma di Elena Aubry morta per un incidente lungo la via Ostiense a maggio del 2018: “Sono stati gli amici di Camilla a contattarci – dice Domenico Musicco, presidente Avisl – e abbiamo subito dato la nostra disponibilità. Anche noi ci stiamo organizzando con alcune iniziative in memoria di Gaia e Camilla”.
L’Asaps (Associazione Amici Sostenitori della Polizia Stradale) ha dato mandato ai legali Augusto Baldassari e Simone Rusticelli di costituirsi parte civile. Per il procedimento resta da accertare la dinamica dell’incidente: i tecnici stanno già analizzando le immagini del distributore di benzina Ip che precede di circa 100 metri il passaggio pedonale dove le ragazze stavano attraversando. E quelle delle telecamere del ristorante T Bone Station proprio davanti agli impianti semaforici. Incrociando i dati potrebbero dunque risalire al punto d’impatto del Suv guidato la notte del 21 dicembre da Genovese, il 20enne figlio del regista Paolo.
Un’inchiesta complessa e che le parti coinvolte hanno affidato a periti specializzati. Ci sono poi le testimonianze raccolte dai vigili del II gruppo che però non chiariscono fino in fondo i punti cardine: “Non le ho viste arrivare, sono sbucate all’improvviso”, ha ripetuto più volte agli agenti Genovese, risultato positivo all’alcol. E così hanno confermato i due amici che erano in macchina con lui, Eduardo Tommaso Luswergh Fornari e Davide Acampora: “Era impossibile evitarle” . Eppure la Smart che precedeva di pochi metri aveva avuto il tempo di fermarsi e far passare le due ragazzine: “Il semaforo era verde e andavamo piano perché fino a poco prima diluviava – ha riferito agli investigatori la passeggera – mio marito si è fermato vicino alle strisce quando ha visto le due ragazze che dovevano attraversare. Poi è arrivato il Suv”.
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Guarda lo speciale di Avisl sull’incidente di Ponte Milvio – QUI
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