Il presidente di Avisl Domenico Musicco lancia l’allarme: “Per prevenire tragedie come quella di sabato, non ci possiamo affidare solo alle capacità dei conducenti, ma occorre rivolgersi alla tecnologia”
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Da Corriere.it
Quello di sabato era uno dei pochi giorni in cui la babysitter Shirley Ortega Calangi non lavorava. Viaggiava sul filobus dell’Atm, linea 90-91, diretta da un’amica. Una donna seria, affidabile, e non sono le solite frasi di circostanza successive a un lutto: basta sentire il racconto delle famiglie dove Shirley, 49 anni, ha prestato servizio da quand’è in Italia, per mantenere la figlia 26enne. Shirley era stata sbalzata fuori dal filobus dopo lo scontro delle 8.09 provocato dall’autista che a forte velocità aveva bruciato un rosso. I «suoi» bambini sono disperati. Li curava da anni, in quel rapporto che fa di una baby sitter molto più di una professione: perché questo era diventata Shirley Calangi per la famiglia presso la quale lavorava, un’amica per i genitori (che domenica hanno incontrato il sindaco al «Policlinico» e gli hanno parlato a lungo), una «zia» per i bambini. Intanto sua figlia, 26 anni, è partita dalle Filippine per arrivare a Milano e riunirsi ai suoi parenti.
La donna morta nello schianto di viale Bezzi aveva un fratello in Sicilia, al quale si era appoggiata al suo arrivo in Italia nel 2007, e una sorella a Milano, con la quale continuava a condividere quasi tutti i suoi momenti di tempo libero. «Credo che la più vera dimostrazione che fosse una donna splendida sia nelle tante persone che sono venute a salutarla qui in ospedale», raccontava ieri il compagno, Cristian Ghinaglia. È stato lui a raccontare che la donna, l’altra mattina, prima di essere sbalzata dall’urto era a bordo del bus e stava andando da un’amica. Condividevano le feste. Dopo una visita in ospedale, domenica mattina, il sindaco Beppe Sala ha spiegato: «Shirley mi è stata dipinta come una donna straordinaria, gran lavoratrice, estremamente affidabile. Mi ha colpito il racconto della famiglia presso la quale lavorava e dell’affetto che tale racconto esprimeva. Una storia come tante, una donna immigrata che svolgeva con dedizione il suo lavoro. Sono profondamente addolorato e sono conscio di dover fare tutto il possibile per garantire ai miei concittadini le condizioni di vita dignitosa e sicura che meritano. E di sentirmi pienamente responsabile quando ciò non avviene. A nome di Milano esprimo le più sentite condoglianze ai familiari e alla comunità filippina». Che uno dei conducenti dei mezzi (il filobus e un camion della raccolta dei rifiuti) avesse sbagliato, era evidente. Nessuna casualità.
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I filmati delle telecamere che hanno ripreso l’incidente, avvenuto all’incrocio tra viale Bezzi e via Marostica, hanno confermato l’anticipazione del Corriere ed eliminato ogni dubbio. Il camion stava impegnando l’incrocio regolarmente, in quanto il semaforo era verde. Il conducente del filobus avrebbe dovuto fermarsi, invece ha proseguito e ha impattato contro il camion. Un impatto devastante, che avrebbe potuto determinare altre vittime, poiché il filobus ha invaso la corsia opposta, in quel momento vuota. Un impatto a causa del quale dal mezzo si è staccata una portiera, volata via, e da quello squarcio Shirley è precipitata, picchiando violentemente il capo sull’asfalto. Era entrata in coma, i medici del Policlinico avevano escluso ogni possibilità di sopravvivenza. Sabato sera, Shirley aveva ricevuto l’estrema unzione.
L’autista dell’Atm (l’azienda dei trasporti ha espresso il proprio cordoglio e annunciato un’indagine interna contemporanea a quella della magistratura), è indagato per omicidio stradale aggravato. Sul mezzo c’erano altri 14 passeggeri; tutti sono rimasti contusi o feriti, ma nessuno in condizioni gravi. L’autista è infatti riuscito a «riprendere» il bus dopo l’impatto, evitando di scontrarsi con le auto parcheggiate dopo aver sfondato un semaforo e aver invaso la carreggiata opposta, dalla quale in quel momento non proveniva nessuno. Il pm Rosario Stagnaro ha iscritto nel registro degli indagati anche il conducente del camion dei rifiuti, oltre all’autista del filobus dell’Atm. «È una prassi — spiegano fonti giudiziarie —, è ancora tutto da verificare». Intanto, Il Nucleo radiomobile della polizia locale sta esaminando i turni di lavoro dell’autista e cercando di ricostruire le corse effettuate sabato mattina, fin cioè dall’esatto momento in cui ha preso servizio.
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L’avvocato Domenico Musicco è il presidente della onlus Avisl, l’Associazione vittime incidenti stradali sul lavoro e malasanità. Musicco parte da un dato: «In Italia, gli autobus coinvolti in un incidente sono statu 2.397, numero in calo. Per prevenire tragedie come quella di sabato, non ci possiamo affidare solo alle capacità dei conducenti, ma occorre rivolgersi alla tecnologia, come già avviene altrove, penso alla Germania, per esempio, dove alcuni sistemi di sicurezza per i mezzi pubblici sono diventati obbligatori da tempo». Sempre in Germania, aggiunge l’avvocato, sui bus dei Comuni è attivo un sistema che avverte di una potenziale collisione con pedoni in movimento, con ostacoli fermi e in movimento, e avvia automaticamente una frenata parziale in caso di rischio critico di collisione».
Altri accertamenti si concentreranno sul motivo che ha «portato» il conducente a non vedere il rosso, se per esempio fosse al cellulare, se sia stato abbagliato dal sole, oppure se fosse in ritardo sulla tabella di marcia e dovesse recuperare tempo. I test hanno escluso che avesse bevuto. Già da sabato sono iniziati gli approfondimenti sul cellulare, per comprendere se stesse usando lo smartphone al momento dell’impatto, o poco prima. Il Nucleo radiomobile della Polizia locale, su indicazione del magistrato, ha scandagliato anche i turni di lavoro del conducente: sembra che l’autista del filobus fosse entrato in servizio da pochi minuti (pare cinque) e questo renderebbe ancora più inspiegabile un’infrazione tanto grave. Dunque sembra escluso che la sua distrazione possa essere stata causata dalla fretta o da un ritardo sulla tabella di marcia.