Quando venne ricoverata all’Humanitas in gravissime condizioni dopo lo schianto nel raccordo autostradale di Rogoredo, la 30enne Tiziana Mangano aveva un pezzo di guard rail conficcato nel corpo. Era il 3 febbraio 2017.
Immediatamente venne il sospetto che fosse proprio il guard rail irregolare ad essere stato fatale. Ora sono in quattro – l’addetto di un’impresa e tre dipendenti di Palazzo Marino – a doversi difendere dall’accusa di omicidio colposo per aver contribuito alla morte della donna. “La legge parla chiaro – dice Domenico Musicco, presidente della Onlus Avisl (Associazione Vittime Incidenti Stradali) -. In questo caso, come a Roma, dove a morire è stata la giovanissima Elena Aubry, di cui rappresento la famiglia, siamo di fronte a veri e propri omicidi. E la causa è ancora una volta la scarsa manutenzione. I Comuni e gli enti che dovrebbero provvedere alla manutenzione fanno spallucce, ma forse si dimenticano delle loro responsabilità”.